domenica 15 febbraio 2015




 Le falde acquifere forniscono circa il 65% di tutta l’acqua potabile europea. Il 20% di tutte le falde acquifere dell’Unione Europea è seriamente minacciato dall’inquinamento. Una goccia di sostanza pericolosa può inquinare migliaia di litri di acqua. L’inquinamento causato oggi può rimanere per generazioni nelle falde acquifere che noi usiamo per ricavare l’acqua potabile. Le risorse idriche sono influenzate dai differenti utilizzi dell’acqua: agricoli, industriali e domestici.
Parliamo della nostra Italia. Dalla relazione territoriale sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti tossici della Regione Campania (oltre 700 pagine), emerge un quadro veramente inquietante. Si stima che per i prossimi 50 anni ci saranno terreni e falde acquifere inquinate, con conseguenze drammatiche per la salute e per l’ambiente! Una tragedia, provocata anche dal pesante condizionamento della malavita nella gestione del ciclo dei rifiuti in Campania. Un caso eclatante,  preso come esempio, è quello dell’avvelenamento delle falde acquifere di Giugliano e delle zone limitrofe: inquinamento causato dallo smaltimento di 30.700 tonnellate di rifiuti pericolosiprovenienti dalla bonifica dell’Acna di Cengio (Savona). La storia. Tra la fine degli anni ‘80 e la metà degli anni ’90 il boss Bidognetti avrebbe smaltito illegalmente, in alcune discariche site a Giugliano di Napoli, attraverso la società “Ecologia 89” che dirigeva, oltre 800mila tonnellate di rifiuti, in gran parte pericolosi, provenienti da aziende del Nord, come l’Acna di Cengio; rifiuti che avrebbero prodotto 57mila tonnellate di percolato che avrebbe poi avvelenato le falde acquifere.
Si tratta della discarica della RESIT, società amministrata dal plurindagato avvocato-imprenditore Cipriano Chianese; la discarica della Novambiente, di proprietà di Gaetano Vassallo, il manager “pentito” dei rifiuti, l’inventore dei traffici di rifiuti tossici dal nord Italia verso la Campania che molto ha rivelato sui meccanismi interni di questo settore e sulle sue connessioni con la classe politica locale e nazionale; la discarica Masseria del Pozzo; la discarica Schiavi e la discarica cava Giuliani. Tutti i siti sono collegati fra loro dalla cosiddetta “Strada della Vergogna”, che è di per sé più una discarica di rifiuti tossici,  regolarmente dati alle fiamme,  che una strada. Alle discariche naturalmente si alternano i campi coltivati del giuglianese, una delle zone agricole più produttive d’Italia. Il professor Balestri, un geologo incaricato dalla Procura di Napoli di relazionare sulla situazione della zona, stima che l’enorme massa di percolato che lentamente sta contaminando le falde acquifere toccherà la punta massima di inquinamento nel 2064. Ha calcolato che la contaminazione da percolato produrrà effetti nocivi sulla popolazione, in particolare sui bambini, ma anche sull’agricoltura, che in zona è ancora molto praticata, fino al 2080.
Consideriamo le possibili conseguenze derivantidalla coltivazione e relativo consumo di prodotti ortofrutticoli provenienti da aree agricole gravemente inquinate in seguito allo sversamento, quasi sempre illegale, di ingenti quantitativi di rifiuti tossici da parte della malavita locale. Le falde acquifere di quelle zone sono inquinate, eppure oggi vengono usate per irrigare terreni dove vengono coltivate verdure o alberi da frutta che finiscono sulle tavole dei consumatori locali e non; vengono allevati animali che brucano erba e forniscono latte per il consumo diretto oppure per produrre formaggi. Potenzialmente, sono migliaia le persone che si potrebbero ammalare o morire per aver ingerito cibi contaminati dalle acque di falda di queste aree. Teniamo inoltre presente che gli scarichi industriali contengono una grande quantità di inquinanti e la loro composizione varia a secondo del tipo di processo produttivo. Il loro impatto sull’ambiente è complesso: spesso le sostanze tossiche contenute in questi scarichi rinforzano reciprocamente i propri effetti dannosi e quindi il danno complessivo risulta maggiore della somma dei singoli effetti.
Non va meglio nel Lazio, in particolare nella Provincia di Latina, dove le falde acquifere di Borgo Montello risultano fortemente inquinate a causa di alcuni materiali radioattivi, interrati illegalmente da esponenti della camorra e finanziati, pare, con fondi regionali.
Smaltimenti illeciti di materiali pericolosi sono stati rilevati anche in 4 aree di circa 12mila metri quadri a Sutri e Castel Sant’Elia (Viterbo), con un elevatissimo inquinamento dei terreni, con conseguenze dannose sulla salute, al quale contribuiscono anche le carcasse di animali e i loro escrementi gettati nei canali o in mare. Rifiuti di ogni genere sono stati rinvenuti anche in una vasta area della borgata palermitana di Partanna Mondello.
E anche al Nord la situazione è tutt’altro che rosea. Cantieri delle autostradeusati come discariche abusive. Una discarica colma di pericolosi scarti di fonderia, nascosta sotto il cantiere della nuova autostrada veneta che dovrebbe collegare le province di Vicenza e Rovigo. Centinaia di tonnellate di scorie – sepolte e ricoperte dal manto d’asfalto che scorre tra icampi coltivati – contenenti alte concentrazioni di metalli pesanti e sostanze chimiche (come cromo,amianto, piombo, nichel e altri ancora).
C’è solo un modo per evitare tutto ciò: emanare norme al fine di tutelare l’ambiente naturale. E, soprattutto, farle rispettare. 

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